La FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta ha elaborato un documento che costituisce un importante punto di riferimento ed elemento di riflessione sulla ciclabilità urbana.
In particolare si osserva che:
- la libertà di svolgere attività economiche, ma non solo, viene compromessa quando l’attività richieda uno spostamento e questo sia gravemente pericoloso o rallentato dalla congestione del traffico;
- il traffico veicolare invadente e pericoloso si accanisce soprattutto su alcune categorie, come i pedoni e i ciclisti, che sono più vulnerabili e corrono maggiori rischi; e come i bambini, gli anziani e i portatori di handicap.Tali categorie costituiscono la cd. "utenza debole" delle strade, sono espressione di una mobilità lenta e subiscono in modo più immediato gli effetti diretti e indiretti del traffico;
- la mobilità casa-lavoro viene considerata parte integrante dell’attività lavorativa (e dunque riguarda i costi dell'impresa), ad esempio ai fini del risarcimento di danni subiti dal lavoratore durante tale tragitto. L'incremento dei tempi di percorrenza del tragitto casa-lavoro o la sua maggior pericolosità riducono, per altro verso, il diritto alla libera fruizione dei tempi non lavorativi.
Fonte: www.fiab-onlus.it/downl2/orcicl2.pdf
Contro le stragi di ciclisti in città , auto e moto a 30 Km/h
Lo chiede la Fiab a seguito del numero sempre crescente di incidenti mortali a danno degli utenti non motorizzati. Introdurre e fare rispettare nelle aree urbane il limite di velocità di 30 Km/h è essenziale per combattere gli incidenti mortali ai danni di pedoni e ciclisti.
Si tratta di una soluzione economica che contribuirebbe alla fluidificazione del traffico e al miglioramento della qualità della vita. Ma occorrono nuove regolare e soprattutto chi le faccia rispettare.
"Dei morti sulle strade italiane - quasi la metà in città a differenza degli altri paesi europei -uno su due è un cosiddetto utente debole, ovvero un pedone o un ciclista.
Gli incidenti stradali sono la vera emergenza dei nostri tempi: costituiscono la prima causa di morte accidentale, e addirittura la prima in assoluto per i giovani fino a 29 anni". Così dichiara Edoardo Galatola, Responsabile Sicurezza della Fiab, la Federazione italiana amici della bicicletta. "Ciononostante - prosegue Galatola -la sicurezza stradale di pedoni e ciclisti non è ancora nell'agenza politica nazionale". "Le cause strutturali di pericolo delle strade -prosegue Galatola - sono la velocità di percorrenza dei mezzi motorizzati incompatibile con l'assetto urbano e l'associata carenza di visibilità degli ostacoli improvvisi. Le cause scatenanti del singolo incidente sono poi di volta in volta la distrazione, l'eccesso di confidenza col mezzo, l'uso del telefonino, l'attraversamento imprudente, la scarsa cultura del rispetto".
Per rendere le strade meno pericolose per ciclisti e pedoni - tenuto conto che bambini e anziani sono maggiormente più a rischio rispetto agli adulti per minori capacità di previsione e reazione - non sono sufficienti pezzi di piste ciclabili o parziali divieti di circolazione ai mezzi pesanti.
Nè è immaginabile che nei prossimi dieci anni possano essere realizzati sistemi di reti ciclabili urbane ed interurbane - come esistono in Danimarca, Austria o Francia - capaci di consentire la libera circolazione di bambini ed adulti in bicicletta in condizioni di sicurezza. Finora è mancata, salvo rari casi, una politica diffusa a favore della mobilità ciclistica intesa a tutti gli effetti come modalità di trasporto.
Occorre quindi ridurre il limite di velocità nelle città dove oggi la velocità media è di 15 Km/h. Guidando a 30 km/h l'errore si recupera, se si guida a 50 km/h o addirittura a 70 km/h no. Resta il morto o l'invalido permanente e magari il conducente rimane sotto shock. A queste iniziative di carattere generale si devono poi aggiungere tutti quei provvedimenti specifici quali, ad esempio, l'obbligo di specchietti retrovisori o di sistemi di video-sorveglianza per i mezzi pesanti al fine di consentire al conducente di vedere cosa succede lungo i fianchi o nella parte posterione del mezzo.
Il manuale della bici sicura
Questa guida vuole tentare una classificazione nelle più frequenti situazioni di rischio per chi usa la bici nel traffico urbano e per chi usa la bici, soprattutto nel traffico urbano.
Usando la bicicletta ci si rende conto rapidamente che è necessario acquisire modi e comportamenti che proteggano la nostra sicurezza. Troppo spesso chi è alla guida di un veicolo si dimostra insofferente alle regole dettate dal Codice della Strada e dal comune buon senso.
Il nostro obiettivo è di creare la
consapevolezza dei rischi che circondano una utenza debole come quella ciclistica. Il semplice rispetto del Codice della Strada (tenere la destra, procedere in fila indiana, segnalare le svolte) non garantisce abbastanza l’incolumità fisica di chi usa la bici.
Evidentemente lo scopo non è quello di alimentare la paura, ma di alzare il livello attenzione di chi usa la bici.
Allegati: