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“UNA PEDALATA AL GIORNO….”

“UNA  PEDALATA  AL  GIORNO….”

Dedicato ai genitori e agli insegnanti
Riportiamo i dati che emergono da una indagine che compara alcune realta’ sull’uso e gli effetti della bicicletta da parte dei bambini.
Dati Locali: 9 % vanno a scuola non accompagnati 24 % vanno a piedi 10-18 % usano la bici (rispettivamente con tempo brutto e tempo bello) i genitori che usano l’auto dichiarano di farlo per “distanza e per sicurezza” Dati di Bolzano: 27 % a scuola in bici 46 % a piedi chi usa l’auto dichiara di farlo per tragitto genitori, per distanza eccessiva, per peso cartella 1971 andavano a scuola a piedi o in bici l’80 % dei bambini, oggi il 15 % (dato europeo) Dati di salute nazionali Obesità 0-14 anni 9-12 % Sovrappeso 0-14 anni 25 % (al nord 20 %) Il sovrappeso in età pediatrica predispone al rischio in età adulta di malattie cardiovascolari CARATTERISTICHE FISICHE (differenze tra adulto e bambino) Età 5-14 anni: l’organismo è in crescita e c’è la maturazione dell’apparato locomotore (muscolo-scheletrico) e del sistema nervoso La crescita avviene sotto lo stimolo funzionale del movimento e richiede tempi lunghi, ma soprattutto un’azione costante e quotidiana; in assenza di stimolo funzionale si produce atrofia d’organo (mezz’ora al giorno è meglio di 3 ore una volta a settimana). Il movimento permette di azionare oltre al sistema locomotore, anche l’apparato respiratorio e quello cardiocircolatorio (attraverso il movimento poi avviene buona parte del metabolismo di zuccheri e grassi, e può ridursi la produzione di ormoni da stress). Per un organismo in crescita il movimento deve avvenire frequentemente, in particolare al mattino (dopo diverse ore di inattività fisica) e, per lo stesso motivo, dopo la scuola. L’attività fisica al mattino prima della scuola può essere considerata al pari della colazione: assumo cibo, cioè carburante, per muovere il motore di cui il mio organismo è già dotato per natura. Per un bambino generalmente il movimento è associato alla vita all’aria aperta. Ricordiamoci che in un bambino mente e corpo sono strettamente connessi. SPOSTARSI IN AUTO L’organismo è fermo, seduto, al caldo, il respiro è a riposo, il cuore lento; praticamente stiamo continuando a riposare. Anche l’attenzione è ridotta e la mente poco stimolata. Non siamo sollecitati da quanto ci circonda e siamo separati dall’ambiente esterno (assenza di contatti con la natura e con le persone) Essere in auto significa essere ancora in casa, una casa più piccola; al massimo il bambino può guardare dal finestrino passivamente come davanti alla televisione (qualcuno viaggia giocando col game boy). In auto il bambino è passivo, è trasportato da altri e viene spostato senza poter attivare alcuna iniziativa; deve aspettare di arrivare, ma in realtà non fa un vero tragitto. In pratica il bambino in auto torna ad essere un lattante, quando veniva da altri spostato nello spazio come un pacco. In auto il bambino subisce, non può essere protagonista e artefice dei propri spostamenti e della propria iniziativa creativa; in auto gli manca la possibilità di compiere un percorso fisico che diventa anche percorso mentale. SPOSTARSI IN BICICLETTA (O A PIEDI) L’apparato locomotore è ben sollecitato, il sistema cardiocircolatorio e respiratorio è attivo in proporzione alla velocità prodotta. Dopo l’inattività notturna il motore del nostro organismo viene avviato e ben scaldato, pronto per affrontare una giornata fatta di momenti in cui si alternano movimenti e pause, scatti e rallentamenti, piegamenti verticali e spostamenti orizzontali (oltre ad un numero amplissimo di gesti). Con la posizione seduta è possibile spostarsi scaricando il peso dello zaino (per questo è importante che il bambino in bici tenga una posizione sufficientemente eretta, evitando di chinarsi troppo in avanti) In bici si ottiene uno spostamento nello spazio abbastanza veloce (si triplica la velocità che si può tenere a piedi), mantenendo la possibilità di entrare in contatto con l’ambiente circostante (quartiere, natura, persone,...) Col movimento del corpo anche la mente è sollecitata a viaggiare, assorbendo immagini e particolari della realtà, seguendo uno schema spaziale e temporale nel quale gli eventi si sviluppano strettamente collegati tra loro. In bici il bambino è protagonista del suo movimento; la bicicletta è sotto il suo diretto e stretto controllo e diventa parte di lui, quasi un oggetto vivo, un prolungamento di sé, un amico che lo sostiene e gli ubbidisce fedelmente (va dove lui decide). Nel rapporto attivo con la sua bicicletta il bambino può sperimentare la sua autonomia (e anche la sua “onnipotenza”) e può mettere alla prova se stesso, le sue competenze e le sue conoscenze. Diventando responsabile del movimento, diventa responsabile anche del suo corpo. Per un bambino spostarsi autonomamente in un ambiente amico significa poter sperimentare l’avventura, potersi abbandonare agli eventi e alle occasioni nascoste dietro l’angolo, percepire la vita come gioco. Spostandosi a piedi o in bici il bambino può usare la strada, esplorandola, appropriandosene; la strada può così diventargli famigliare, favorendo in lui una visione dell’ambiente positiva, concreta, creativa, ecologica. La strada vissuta in autonomia permette al bambino di diventare responsabile della sua città, del suo quartiere. Da grande dovrebbe essere maggiormente capace di prendersi cura del suo ambiente; la strada diventa così ambiente educativo. L’andare a scuola deve diventare attività fisica e attività mentale, il tragitto esperienza e stimolo che promuove la crescita globale del bambino. “Agli occhi di un bambino, una città che non può essere uno spazio di libera circolazione e di gioco, rischia di diventare qualcosa di inquietante e minaccioso”. dott. Alessandro Volta distretto di Montecchio Emilia (RE) voltaa@ausl.re.it



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