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Lunedi 10 Aprile 2017

Ancora un incidente mortale tra Reggio e Codemondo

Ancora un incidente mortale tra Reggio e Codemondo

E’ lunga solo 4 km la Provinciale di via Teggi - questo stradone della morte dalla Roncina al confine comunale di Cavriago a Codemondo - ma crediamo siano i 4 km a più alto tasso di incidentalità a Reggio e provincia. Ieri è toccato a una gentile ciclista che nella sua infinita fiducia nelle regole e nella convivenza percorreva la famigerata via Teggi armata dei suoi presidi di prudenza e con gli equipaggiamenti del caso. Ma non è bastato e il pirata della strada di turno ha marcato il territorio con un altro lutto degli ormai tantissimi della nostra terra.

 

Si dirà, ma c’era la ciclabile, peccato non ancora finita, ma il ciclista non rinuncia al suo diritto di spostarsi sia pure a rischio. Sulla ciclabile di via Teggi il gruppo TUTTINBICI più volte e in più sedi aveva criticato l’attuale scelta di costruire la ciclabile nell’attuale lato sud della Provinciale (di cui peraltro non conosciamo le soluzioni per gli accessi e le uscite a Codemondo e al ponte della Modolena), considerando più adatta la scelta del lato opposto ovvero sul lato del canale d’Enza. Quest’ultima soluzione oltre ad avere costi inferiori e pertanto a parità di budget poteva essere più lunga e con accessi più sicuri, avrebbe comportato un sia pure modesto restringimento della carreggiata, ma al grido di “Via Teggi non si tocca” la Provincia (proprietaria della strada) ha negato ogni collaborazione e perso una occasione preziosa di mettere mano alla sicurezza per tutti gli utenti rallentando il traffico, mettendo in sicurezza il bordo del canale e creando una ciclabile raccordata con l’Orologio da una parte e con Cavriago dall’altra.

Magari le cose non sono così semplici, ma il fact checking, come si dice oggi, non è che un lungo elenco di morti e feriti gravi tra tutte le utenze stradali. In altre parole dopo questo ennesimo grave episodio, particolarmente odioso per il soggetto coinvolto, solo gli sciocchi non considerano via Teggi come una autentica emergenza in termini di sicurezza stradale, ma davanti a nostre richieste di sicurezza avanzate anche in passato l’impressione era che toccare via Teggi fosse una specie di tabù che avrebbe messo in crisi tutta la viabilità della provincia, e stiamo parlando di 4 km di strada. Di questo passo fra qualche anno via Teggi meriterà il nome di Via Caduti di via Teggi, e lo diciamo seriamente.

Non conoscevamo la signora Luzia, riprendiamo il nome dalla stampa, ma ci duole comunque la perdita di un altro ciclista che nella sua pratica quotidiana cerca di dare (pagandolo a carissimo prezzo) un contributo per la salvezza del pianeta. Un contributo modesto in termini quantitativi, ma grandissimo in termini culturali e di speranza: mostrare in concreto, pedalando, la propria Weltanschauung per una società diversa.

Una società che invece oggi ancora coltiva (a oltre un secolo di distanza) il mito marinettiano della velocità. E allora ecco la Motor Valley che viene presentata anche dalla Regione Emilia Romagna come il fiore all’occhiello del sistema cultural-turistico dalla nostra Regione. Per la Bike Valley invece ci sarà tempo forse un giorno chissà (a Bologna c’è un vero e proprio buco nero sui temi della ciclabilità) e poco importa se quote significative anche oltre il 20% delle economie turistiche a nord delle Alpi è legato alla bicicletta.

Anche se questo approccio filo-motoristico si potrebbe liquidare come semplice specchio della società, in questo caso Emiliano-Romagnola, in realtà i nostri amministratori, anche e soprattutto quelli reggiani con grosse responsabilità nel Governo e in parlamento, oltre al diritto di farsi fotografare in bicicletta sia a Roma davanti al Ministero Infrastrutture e Trasporti, che a Reggio al Bicibus, hanno anche il dovere di dare segnali concreti in direzione di una forte calmierazione di alcuni paradigmi di questa società, a partire dal paradigma velocità motorizzata, il più diffuso ma anche il più micidiale. Mettiamo mano alla sicurezza nostre strade e diminuiamo la velocità dei veicoli, promuoviamo la ciclabilità dei territori a spese degli spazi già occupati e forse avremo un domani, visto che sembra che il domani fatto di imprese di costruzione più o meno libere di asfaltare e cementare sia molto incerto a Reggio.

Reggio Emilia, 10 Aprile 2017



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